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06/03/2025 00:00 - Quotidiano Energia
Tide, il nodo garanzie approda alla Camera. Interrogazione Cappelletti (M5S): “Nuove regole proposte da Terna rischiano di penalizzare i piccoli impianti Fer e quindi la generazione distribuita”

La questione della stretta sulle garanzie per il dispacciamento elettrico nell’ambito del nuovo Tide, che come riportato da QE ha attratto le critiche degli operatori, finisce all’attenzione anche dei parlamentari. Enrico Cappelletti (M5S) ha infatti presentato un’interrogazione alla X commissione della Camera per chiedere al Mase “quali iniziative intenda intraprendere” affinché “siano introdotte regole che garantiscano e tutelino il rispetto del principio della trasparenza e della concorrenza tra gli operatori”. La questione è legata alla consultazione conclusa da Terna il 17 febbraio sulla fase di consolidamento del Tide che prenderà il via dal 1° febbraio 2026, con focus sui nuovi ruoli di Balancing Service Provider (Bsp) e Balance Responsible Party (Brp) e con una parte importante delle modifiche proposte dedicata appunto alle garanzie finanziarie. Secondo Cappelletti, tali novità introducono “fortissime asimmetrie tra impianti allacciati alla rete di trasmissione nazionale (si tratta di impianti rilevanti, di potenze superiori a 10 MW, fino anche a 1000 MW) e impianti allacciati alle reti di distribuzione (si tratta di impianti di potenza inferiore a 10 MW, fino a quelli di pochi kW installati sui tetti delle case)”.  Con l’introduzione delle nuove regole, rimarca il deputato M5S, “Terna potrebbe richiedere ad un Brp per il dispacciamento di un impianto su rete di distribuzione di versare una garanzia 10 volte maggiore a quella versata per un impianto della stessa potenza, se allacciato alla Rtn (Rete elettrica di Trasmissione Nazionale)”. Utilizzando i simulatori resi disponibili dal Tso, prosegue Cappelletti, “10 impianti da 1 MW obbligherebbero al versamento di una garanzia di 1.600.000 euro, la stessa garanzia richiesta per un impianto da 100 MW in Rtn”. Ciò comporterebbe “una discriminazione del trattamento e dell’accesso alla rete tra gli operatori in contraddizione alle regole di tutela della libertà della concorrenza”, si legge nell’interrogazione. Inoltre “non è comprensibile perché si voglia amplificare il ‘rischio’ collegato agli impianti che sono cardine dello sviluppo della nuova capacità rinnovabile distribuita, impedendo la gestione ai piccoli operatori, che saranno messi fuori gioco dal carico delle garanzie richieste, e portati sotto la gestione di operatori più forti, in una fase in cui il governo sta spingendo attraverso le comunità rinnovabili e dei cittadini e la generazione distribuita a promuovere la partecipazione attiva di tutti gli operatori al mercato elettrico, soprattutto di quelli di minore dimensione”. In questo contesto, conclude Cappelletti, “invece di favorirne la gestione a chi li ha installati o alle comunità che si intendono realizzare si rischia di riservare la gestione solo ai grandissimi operatori”. Va sottolineato che anche secondo Elettricità Futura, Aiget e Arte le nuove regole rischierebbero di penalizzare soprattutto gli operatori più piccoli, a scapito della concorrenza e con possibili riflessi sui prezzi per i consumatori finali.
Aiget ha chiesto sul tema un incontro all’Arera.