21/03/2024 00:00 - Utilitalia
Acqua: gestori investono 64 € l’anno per abitante, dalla filiera idrica 367,5 mld di valore
Utilitalia, la
Fondazione Utilitatis e la Community
Valore Acqua per l’Italia di The European House –Ambrosetti hanno presentato a
Roma il Blue Book e il Libro Bianco 2024 con i dati più aggiornati sulla
filiera dell’acqua nel nostro Paese
Roma, 21 marzo 2024 -
Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico hanno
raggiunto i 64 euro annui per abitante nel 2022, con una crescita del 94%
rispetto al 2012 (circa 33 euro per abitante), l’anno di avvio della
regolazione ARERA. Valori che si avvicinano progressivamente alla media europea
degli ultimi cinque anni, pari a 82 euro per abitante. Sono solo alcuni dei
dati resi noti oggi a Roma in occasione della presentazione del Blue Book 2024 promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione
Utilitatis, relativi al servizio idrico integrato, e del Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia” di The European House
– Ambrosetti, relativi alla filiera estesa dell’acqua. Come
emerge dal Blue Book (realizzato in collaborazione con Istat, Enea, ANBI e le
sette Autorità di Bacino dei Distretti Idrografici) permane un profondo divario
in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle
comunali “in economia”, diffuse soprattutto nel Meridione: qui gli investimenti
medi si sono attestati su 11 euro per abitante; dei 1.465 Comuni in cui la
gestione di almeno uno dei servizi è “in economia”, l’80% si trova al Sud per
una popolazione interessata pari a circa 7,6 milioni di persone.
La
filiera idrica estesa vale quasi il 20% del PIL. L’acqua è una risorsa sempre più
preziosa per la vita dei cittadini così come per l’economia italiana: la
filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19%
dell’intero PIL nazionale, un valore in crescita dell’8,7% rispetto al 2021.
Secondo gli ultimi dati del Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia” di
The European House – Ambrosetti, oltre 341 miliardi di euro (+9,1% sul 2021) sono
impattati direttamente dall’acqua nei settori agricolo, industriale ed
energetico. La filiera estesa dell'acqua coinvolge una vasta gamma di attività
economiche, dalla produzione agricola alla manifattura idrovora, al settore
energetico, toccando complessivamente 1,4 milioni di imprese agricole, circa
330.000 aziende manifatturiere e 10.000 imprese energetiche. L'impatto diretto,
indiretto e indotto del settore porta un valore aggiunto di 16,5 miliardi di
euro, attivando oltre 150.000 posti di lavoro.
Le tariffe e gli
impatti del PNRR. Dal
Blue Book emerge che negli ultimi anni si è assistito ad una crescita delle
tariffe del servizio idrico di circa +5% annuo, anche se quelle italiane
rimangono tra le più basse d’Europa. Il valore degli investimenti sostenuti
dalla tariffa è aumentato fino a circa 4 miliardi l’anno. Il PNRR sta dando
certamente un impulso significativo, grazie anche alle risorse aggiuntive
derivanti dalla recente rimodulazione del Piano, che ha permesso di stanziare
circa 1 miliardo di euro aggiuntivi, destinati alla riduzione delle perdite, oggi
ancora elevate e mediamente pari a circa il 42% dell’acqua immessa in rete. Il
fabbisogno di settore è stimato in almeno 6 miliardi l’anno: serviranno dunque
risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l’anno fino al 2026, e
pari ad almeno 2 miliardi di euro l’anno dopo la chiusura del PNRR, per
innalzare l’indice di investimento annuo e raggiungere i 100 euro per abitante,
avvicinandosi così alla media di altri Paesi europei di dimensione simile
all'Italia.
Le criticità nella
governance. Oltre alle
risorse economiche è essenziale superare le residue criticità in tema di
governance. Circa il 95% della popolazione nazionale risiede in bacini dove
l’affidamento è avvenuto in maniera conforme alla normativa pro tempore
vigente: permangono comunque delle situazioni di criticità in Campania e in
Sicilia. In questo quadro, spiega il presidente
di Utilitalia, Filippo Brandolini, “ci
siamo fatti promotori di una proposta di riforma del settore in quattro punti
tese alla riduzione della frammentazione, all’introduzione di parametri di
verifica gestionale, al consolidamento industriale del settore e a un approccio
integrato tra i diversi usi dell’acqua. Attraverso queste proposte contiamo di
raggiungere l’obiettivo 100, arrivando a un centinaio di gestori industriali di
media/grande dimensione e a un livello di investimenti di 100 euro per abitante
all’anno”.
Il
ciclo idrico esteso vale oltre 9 miliardi. “Quello del ciclo idrico esteso, che include le
sette fasi del ciclo idrico integrato, la fornitura di software e tecnologia e
le filiere di fornitura, si è dimostrato un settore resiliente e dalla
grande capacità innovativa – afferma Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The
European House – Ambrosetti. “Ha generato nel 2022 un Valore Aggiunto di
9,3 miliardi di euro, con una crescita media annua del +3,8% nel periodo
2010-2022, superiore sia alla media del settore manifatturiero che a quella
dell'intero PIL italiano”.
Oltre
90 mila lavoratori del ciclo idrico esteso, al nord più imprese e occupati. Come emerge dai dati della Community
Valore Acqua per l’Italia di TEHA che rappresenta 37 Partner tra le principali
aziende e istituzioni protagoniste del comparto idrico, le aziende del ciclo
idrico esteso contano oltre 92 mila lavoratori con un tasso di crescita
dell'occupazione quattro volte superiore alla media nazionale (il settore
energetico conta 81mila occupati). “Tramite l’attivazione delle catene di
fornitura e subfornitura – ha aggiunto Valerio De Molli - il ciclo
idrico esteso genera in Italia un valore aggiunto totale di €25,7 miliardi. Per
ogni euro di valore aggiunto generato dal ciclo idrico esteso, se ne attivano
€1,8 aggiuntivi nell’intera economia”.
Nel
Nord Italia la gestione industriale che risulta più efficace, al Sud quella in
mano agli enti locali.
Anche nel settore dei servizi idrici il Paese è spaccato in due: se al Nord si
concentra il 74% dei lavoratori del ciclo idrico esteso e il 60% delle 3.500
imprese totali del settore, al Centro e Sud rimangono rispettivamente il 12,6%
e 12,8% degli occupati e il 15,8% e 26,2% delle imprese. La gestione pubblica
dell’acqua affidata ai singoli enti territoriali (gestione in economia) – che genera
un valore complessivo di solamente 491 milioni di euro è una prerogativa del
Sud Italia e delle Isole.
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