11/11/2024 00:00 - Radiocor
Bei: adattamento a cambiamenti clima e' priorita' nazionale per oltre 2/3 italiani
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 11 nov - Secondo l'indagine annuale sul clima della Banca europea per gli investimenti (Bei), otto italiani su dieci riconoscono la necessita' di adattare il proprio stile di vita agli effetti dei cambiamenti climatici. Gli intervistati italiani considerano questa la seconda sfida piu' importante per il paese, dopo il caro vita. Inoltre, molti ritengono che investire subito in interventi mirati a favorire l'adattamento climatico contribuira' ad evitare costi maggiori in futuro. Secondo l'indagine, si legge in una nota, il 97% degli intervistati italiani ritiene importante che il paese si adatti ai cambiamenti climatici, e per il 67% di loro e' una priorita'. Il 91% concorda sulla necessita' di affrontare subito questa spesa per evitare costi maggiori in futuro. "La devastazione causata dagli eventi meteorologici estremi e' ormai una realta' concreta per l'Italia, e la maggioranza degli italiani riconosce l'urgenza di investire in misure di adattamento ai cambiamenti climatici. In Sicilia, per esempio, una siccita' senza precedenti ha messo milioni di persone in difficolta' per la scarsita' d'acqua," ha affermato Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della Bei. "La Banca europea per gli investimenti sostiene con determinazione l'Italia, finanziando progetti che non solo proteggono le comunita', ma creano posti di lavoro e rafforzano le economie locali. Investendo oggi in strategie di adattamento climatico e offrendo servizi di consulenza gratuita alle amministrazioni pubbliche, possiamo costruire un futuro piu' resiliente e prospero per il Paese".La settima Indagine annuale sul clima di Bei ha raccolto le opinioni in tema di cambiamenti climatici di circa 24mila intervistati in tutta l'Ue e negli Stati Uniti, di cui oltre mille italiani. Per gli italiani, i cambiamenti climatici rappresentano la seconda sfida piu' importante per il paese, dopo il caro vita. Nel dettaglio il 97% degli intervistati riconosce la necessita' di adattarsi ai cambiamenti climatici (percentuale vicina alla media Ue del 94%). Piu' specificamente, oltre due terzi ritengono che l'adattamento ai cambiamenti climatici sia una priorita' per l'Italia nei prossimi anni (67%, 17 punti in piu' rispetto alla media UE del 50%). L'adattamento e' visto anche come un'opportunita' economica e un investimento a lungo termine per il paese: il 91% ritiene che investire a favore dell'adattamento climatico contribuisce a creare posti di lavoro e a rilanciare l'economia locale (rispetto all'86% nell'Ue). Sempre il 91% e' convinto che e' necessario investire subito a favore dell'adattamento climatico per evitare costi maggiori in futuro (rispetto all'85% nell'Ue). Se da un lato gli intervistati italiani riconoscono che investire in misure a favore dell'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici offra opportunita', dall'altro, la loro esperienza personale con eventi meteorologici estremi aumenta il senso di urgenza nell'implementare le misure: l'89% degli intervistati ha vissuto almeno un evento meteorologico estremo negli ultimi cinque anni (9 punti al di sopra della media Ue). In particolare, il 61% ha sperimentato ondate di calore e picchi estremi di temperatura (6 punti al di sopra della media dell'Ue), il 38% ha sofferto a causa della siccita' (3 punti al di sopra della media dell'Ue) e il 37% e' stato colpito da nubifragi o grandinate. Le conseguenze dell'estremizzazione del clima sono concrete e disparate. Il 75% degli intervistati italiani ha dichiarato di aver subito almeno una conseguenza diretta a causa di eventi meteorologici estremi (7 punti sopra la media europea del 68%). Il 23% ha avuto problemi di salute come colpi di calore o problemi respiratori, il 22% ha risentito di disagi nei trasporti pubblici (chiusure stradali, distruzione di ponti o ritardi) e il 20% ha avuto interruzioni di corrente o problemi di approvvigionamento energetico (stessa media dell'UE), mentre il 20% segnala danni alla proprieta', inondazioni, frane o erosione del suolo.In questo contesto, prosegue l'indagine Bei, gli italiani sono consapevoli della necessita' di intervenire, in particolare: l'83% riconosce che dovra' modificare il proprio stile di vita in conseguenza dei cambiamenti climatici (rispetto al 72% dell'Ue); il 34% pensa di doversi trasferire in un luogo meno vulnerabile dal punto di vista climatico per evitare inondazioni, incendi boschivi o altri eventi meteorologici estremi; il 32% afferma che dovra' trasferirsi in una regione o in un paese piu' fresco. L'adattamento individuale ai cambiamenti climatici richiede un buon livello di informazione. La maggior parte degli italiani (75%, rispetto alla media Ue del 71%) dichiara di essere informata sulle misure da intraprendere per adeguare efficacemente la propria abitazione e il proprio stile di vita. Tuttavia, oltre la meta' (51%, rispetto alla media UE del 60%) non e' a conoscenza della presenza di sovvenzioni pubbliche o incentivi finanziari disponibili per sostenere tali sforzi. Le principali priorita' identificate dagli intervistati italiani per adattarsi ai cambiamenti climatici a livello locale sono: educare il pubblico a adottare comportamenti che prevengano e affrontino gli eventi meteorologici estremi (51%, 13 punti in piu' rispetto alla media Ue del 38%); migliorare le infrastrutture, ad esempio realizzare migliori sistemi di drenaggio, barriere anti-inondazione, rifugi anti-tempesta o reti elettriche resilienti (47%, 8 punti sopra la media UE 39%); raffrescare le citta' piantando alberi lungo le strade o creando spazi verdi (41%). Ma chi deve pagare questi interventi? Un terzo degli intervistati (il 34%, rispetto al 35% dell'Ue) ritiene che i costi siano attribuibili alle imprese e alle industrie che contribuiscono di piu' ai cambiamenti climatici; un altro terzo (33%, rispetto al 32% nell'Ue) crede le spese dovrebbero essere ripartite in modo equo e generalizzato; il 19% (rispetto al 15% nell'Ue) sostiene che i costi dovrebbero essere sostenuti dai piu' abbienti tramite tasse piu' elevate. Per quanto riguarda i primi beneficiari dell'aiuto all'adattamento: per il 40% (rispetto al 38% nell'Ue) tutti debbono esserlo, in modo equo; per il 26% (rispetto al 28% nell'Ue) gli anziani in via prioritaria, e per il 22% (rispetto al 23% nell'Ue) i prioritari sono coloro che vivono in zone ad alto rischio.