01/08/2024 - Il Messaggero
Pnrr, spesa a 52 miliardi «Nuova revisione per il Sud»
LA STRATEGIA ROMA Pnrr, fase cruciale. A certificare che siamo nel momento clou dell'attuazione del Piano di ripresa e resilienza è il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. «Avanti con la spesa, salita a 52,2 miliardi, con l'85% delle misure e il 92% delle gare attivate» ha detto in audizione presso le commissioni riunite di Camera e Senato sulla relazione sullo stato di attuazione del Pnrr. «Dopo aver messo a terra procedure e progetti ora gli interventi sono in corso» ha aggiunto. Ma non esclude che il governo possa chiedere una nuova revisione del Piano per il Sud. «L'obiettivo - ha spiegato - è garantire che il 40% delle risorse venga speso al Sud. Su questo forse ci sarà l'esigenza di valutare un'altra revisione». Pesano infatti alcune difficoltà di spesa nel Mezzogiorno, anche viste le lungaggini della burocrazia. Ma soprattutto, si domanda retoricamente il ministro facendo riferimento alle nuove condizioni macroeconomiche del Paese nel contesto internazionale, «cambia il mondo e noi dobbiamo rimanere fermi e non modificare nulla?». LA TRATTATIVA Ci sarà quindi l'esigenza di un confronto con la nuova Commissione europea di Ursula von der Leyern. Fitto ha definito necessaria «l'elasticità» per dare risposte adeguate in questo senso e usare «bene e al meglio» le risorse del piano. Ha anche evidenziato che la soglia del 40% delle risorse per il Sud è un obiettivo «finale» del Pnrr e non «in corsa», e che il punto vada fatto, come per gli obiettivi sui giovani e sulle donne, «nella fase più avanzata del piano». Dichiarazioni che introducono nuove variabili sul futuro del Pnrr che intanto, secondo i numeri riportati dal ministro, ha subito un'accelerazione. La spesa è salita di quasi 1 miliardo nelle ultime due settimane (era a 51,3 miliardi il 17 luglio) e le misure attivate hanno raggiunto 165 miliardi su 194 miliardi complessivi. Non solo: dei 132 miliardi totali per le gare d'appalto sono stati attivati interventi per 122 miliardi. Inoltre, rivendica Fitto «la quasi totalità dei casi riguarda misure che hanno automatismi di spesa: l'esempio più importante è Transizione 5.0, che da sola cuba oltre 6 miliardi, e il cui decreto di attuazione è in via di pubblicazione». Il ministro ha quindi escluso ancora una volta grandi ritardi. Ha infine detto che una proroga della scadenza fissata per giugno 2026 non è per lui «all'ordine del giorno», nonostante quelli che erano apparsi auspici in tal senso da parte del ministro all'Economia, Giancarlo Giorgetti, ma anche che «è legittimo e corretto» che ci sia un dibattito su questo. I PAGAMENTI Per garantire un buon andamento del Piano, secondo l'Oice, l'Organizzazione di ingegneria e di consulenza di Confindustria, sarà comunque indispensabile accelerare sui 10 miliardi di rimborsi che i Comuni attendono dallo Stato e che sono fermi nei ministeri. Tre di questi 10 miliardi riguardano il capitolo strategico della digitalizzazione dei piccoli centri. Sono fondamentali per trasformare l'apparato comunale, entro il 2026, con il cloud, una protezione migliore in termini di cybersicurezza e infrastrutture digitali più semplici. Così da ridurre le cosiddette "scartoffie", mettere al sicuro i dati e offrire servizi efficienti ai cittadini. Più in generale, secondo alcuni esponenti della maggioranza, le difficoltà non riguardano solo il Meridione. Secondo il leghista, Stefano Candiani, «c'è una parte del Paese che sta prendendo risorse, più di quelle che gli spetterebbero in relazione agli abitanti, e una parte che sta rinunciando a queste risorse perché va aiutata l'altra». Da qui la richiesta di intervenire su tappi e nodi nel passaggio dei fondi dallo Stato alle amministrazioni e le stazioni appaltanti. Critiche le opposizioni. Secondo il M5s «risultano spesi meno della metà dei fondi ricevuti dalla Ue». Mentre per il Pd e Avs l'attribuzione delle risorse ai Comuni «è troppo lenta e c'è il rischio concreto di innescare situazioni di crisi». Giacomo Andreoli © RIPRODUZIONE RISERVATA.