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01/08/2024 - Corriere dell'Umbria
I soci alla ricerca di un'intesa

- Acque agitate tra Acea e Italgas sulla governance di Umbria distribuzione gas. Nel tentativo di superare lo stallo sui nuovi vertici, il collegio sindacale della società umbra ha convocato l'assemblea per domani. Nel caso in cui però non si dovesse riuscire a superare l'impasse, c'è il rischio dello scioglimento della società. Il capitale sociale di Umbria distribuzione gas fa capo per il 40% ad Asm, di cui Acea ha rilevato il 45%, per il 15% alla stessa utility romana e per il 45% a Italgas. La nuova assemblea degli azionisti di domani dunque dovrà servire "per il superamento del mancato funzionamento del consiglio d'amministrazione", come precisa a chiare lettere il collegio sindacale. "La convocazione è conseguenza del momento di stallo in cui attualmente versa la società - sottolinea ancora il collegio sindacale - conseguente al mancato accordo tra i componenti il consiglio di amministrazione, nominati dall'assemblea ordinaria tenutasi lo scorso 23 aprile, nella designazione degli organi di governance necessari a garantire il corretto funzionamento della società". Il collegio sindacale, nella lettera di convocazione, cita l'articolo 2406, secondo comma, del codice civile, ricordando "la possibilità di convocare l'assemblea, fuori dei casi previsti dalla legge e previa comunicazione al presidente del consiglio di amministrazione, qualora nell'espletamento dei propri compiti ravvisi fatti di notevole gravità e vi sia urgente necessità di provvedere". "Il collegio sindacale - si legge ancora nella lettera - da parte sua, nel corso degli incontri di consiglio a cui ha sempre preso parte, ha sollecitato in più occasioni, anche con scritti, ricordando la responsabilità del corretto funzionamento del consiglio di amministrazione e raccomandando il rispetto della legge e dello statuto sociale e invitando i consiglieri affinché fosse garantita la dialettica e la prosecuzione della regolarità delle attività del consiglio. In questo contesto, visto il protrarsi della situazione di stallo, onde evitare pregiudizio alla società e agli stakeholder, il collegio sindacale si vede costretto ad accertare la suddetta situazione di stallo consiliare e il mancato funzionamento dell'organo di amministrazione aziendale per le delibere di competenza". Da qui l'esito finale che porterebbe, nel caso di mancato accordo, alla fine della società: "Nella denegata ipotesi del perdurare dello stato di mancato funzionamento dell'organo gestorio - scrive il collegio sindacale - la conseguenza sarebbe lo scioglimento della società per evidente impossibilità di conseguimento dell'oggetto sociale".

MARIA LUCE SCHILLACI