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05/08/2024 - Corriere della Sera
«Mi fa rabbia la narrazione contro l'Autonomia Sono argomenti inaccettabili»

ROMA «Referendum? Per ora mi pare si possa parlare soltanto di quesito». Luca Zaia premette di avere il «massimo rispetto per tutti gli istituti democratici, a partire dal referendum». Quello che invece indigna il governatore veneto sono i «voltafaccia clamorosi, le giravolte incredibili degli ultimi mesi». Nel fronte referendario ci sono diversi governatori. «I miei colleghi li vedo e li sento abitualmente; se non ci fosse il veto di alcune parti politiche, chiederebbero tutti maggiori strumenti. Quindi l'autonomia. Che peraltro non è qualcosa per far saltare l'Italia ma un decentramento amministrativo». Dica la verità: la preoccupa che gli italiani possano bocciare l'autonomia? «Ho troppo rispetto per chi dovrà valutare l'ammissibilità del quesito, Cassazione e Consulta, per spingermi a immaginare i risultati di una consultazione che oggi non c'è. Parlo di quesito per questo. Annoto solo che i promotori, che considerano il governo nemico e solo per questo promuovono la consultazione, hanno avuto per la prima volta la possibilità di raccogliere le firme per via telematica». L'autonomia non convince tutti nel centrodestra «Il centrodestra ha approvato la legge Calderoli e imposto di definire i Lep invocati da anni. Ma la narrazione che fa rabbia è quella degli avversari, che è francamente inaccettabile e una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini. Dalla stessa bocca io sento dire, in sequenza, che l'autonomia è una scatola vuota e che l'autonomia è uno spacca Italia». Nel merito delle critiche, che cosa la colpisce di più? «Che non c'è un merito. La narrazione è orientata a diffondere inquietudine e paura. Se dici alle gente che la loro vita cambierà in peggio, che è un progetto studiato a tavolino per far fuori il Sud, è normale che la gente sia diffidente. Quando poi, alla fine, che cosa è? La possibilità per la Regione, per esempio, di firmare alcune ordinanze della Protezione civile invece di attendere lo Stato, cose così. Ma c'è un altro punto urtante». Quale? «Ipotizziamo che il quesito passi, anche se autorevoli costituzionalisti hanno motivati dubbi. A quel punto, l'italia che uscirà dalle cabine elettorali sarà diversa da quella che ci è entrata. Il referendum è il vero spacca Italia. E i partiti che non vogliono l'autonomia, che cosa andranno a dire a dire ai loro elettori che la vogliono? In Veneto l'hanno chiesta 2 milioni e 328 mila persone. Resta un fatto: la sinistra che ha cambiato la Costituzione per fare l'autonomia, adesso propone un referendum contro la sua stessa modifica, rivendicata per anni. Peraltro, via... In Italia ci sono già 5 Regioni e 2 Province autonome. Vogliono abolire anche quelle? A sinistra sarebbero i soli in Europa». Parla degli spagnoli? «Anche. Ma non solo. Vorrei ricordare che è l'Ue che ci chiede di applicare l'autonomia. È uno dei pilastri dell'Europa, dal Trattato di Maastricht del 1992. Nell'atto di fondazione dell'Unione è citato chiaramente il principio di sussidiarietà: prevede che le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini. Con l'autonomia possiamo lavorare meglio su fondi strutturali, su progetti transfrontalieri, sul fondo europeo per lo sviluppo regionale. Cose lontane? Sono finanziamenti e sviluppo per l'economia». Insomma, è arrabbiato? «Ripeto: il referendum spacca l'Italia. La cosa più vergognosa è far credere che i problemi del sud non siano figli di una mala gestio , ed escludo gli attuali governatori, ma è accumulata nella storia. Ora senti dire che se il cittadino deve far le valigie per curarsi al nord è perché i soldi sono andati al nord. Quando il governo ha introdotto la definizione dei Lep, i diritti sociali e civili da nord a sud. Vuol dire che le disuguaglianze devono essere colmate. È questo che non si vuole?».

MARCO CREMONESI