04/09/2024 - Il Tirreno (ed. Firenze-Prato-Pistoia-Montecatini)
" Multiutility Dal "No alla borsa alla domanda "Borsa, perché no?"
Prato Rivendica il ruolo strategico della multiutility dei servizi pubblici toscani, l'obiettivo raggiunto nella costruzione di una aggregazione pensata e portata avanti fin dai primi anni duemila dall'allora sindaco Fabrizio Mattei, e la natura pubblica della nuova società con i sindaci protagonisti delle scelte da effettuare. L'ex sindaco Matteo Biffoni interviene sulla questione dei servizi pubblici, premettendo come « la multiutility sia un grande traguardo raggiunto con determinazione e lavoro assiduo per decenni». Giorni fa l'assessora regionale Alessandra Nardini, e a seguire anche il sindaco di Carmignano, Edoardo Prestanti, erano intervenuti sulle scelte da compiersi nella direzione di una ripubblicizzazione dell'intero sistema dei servizi, partendo dai risultati elettorali del referendum del 2011 sull'acqua. Biffoni non si trincera dietro a posizioni di comodo. Valuta, distingue, ragiona. E non dice "no" pregiudizievole alle forme societarie con cui si farà la multiutility: «Vorrei capire di più e meglio. Alessandra ( Nardini, assessora regionale ndr) è una persona competente, e sollecita un confronto sul tema che deve uscire fuori dai caratteri più propriamente politici. Sui servizi pubblici, è vero, può esserci anche un ruolo di primo piano della politica, ma è altresì necessario pensare al funzionamento, riorganizzazione e miglioramento dei servizi pubblici per la collettività. I Comuni ne hanno bisogno, come hanno bisogno, fatemelo dire, dei dividendi che da una società di questa natura vengono prodotti e che aiutano e non poco le amministrazioni comunali. Vogliamo degli esempi? Il Comune di Brescia riceve 50 milioni di euro l'anno, come dividendo, degli utili del termovalorizzatore. E questo significa sviluppo dei servizi, sostegno alla popolazione, miglioramento delle condizioni di vita. Non demonizziamo allora una questione così importante, ossia se potrebbe essere utile la quotazione in borsa o se sarebbe preferibile l'emissione degli Hydrobond. Mi va bene tutto, anche l'Hydrobond se lo strumento ci fornisce capitali adeguati per andare avanti e realizzare impianti e dare servizi». In Veneto, ad esempio, l'emissione degli Hydrobond sono una realtà. Qui, questi strumenti finanziari sono stati utilizzati per il settore idrico, grazie alla normativa sui "minibond", come obbligazioni societarie emesse da società non quotate in borsa. Insomma, una formula quella degli gli Hydrobond che serve a creare capitali da reinvestire sui lavori, senza che le società partecipate pubbliche debbano quotarsi in borsa. Ma se Biffoni precisa una natura pragmatica e realizzativa, dalla parte politica del centrosinistra, che negli ultimi tempi è cambiata rapidamente con il "campo largo" aperto al M5S e ad altre forze di sinistra, l'obiettivo continua ad essere anche un altro. «La nostra posizione sul tema della multiutility dei servizi e dell'acqua non è cambiata e resta decisamente contraria alla loro quotazione in borsa - dice Carmine Maioriello capogruppo in consiglio e coordinatore provinciale dei pentastellati - è uno dei punti che nello specifico è stato richiesto da noi del M5S e inserito nel programma amministrativo, che ha portato la coalizione a vincere le elezioni di Prato al primo turno». «Si deve mantenere una "governance" pubblica che reinvesta il capitale per migliorare le infrastrutture. Il M5S ha ben chiara la visione per questi servizi di primaria importanza e utilità per la cittadinanza e abbiamo motivo di essere fiduciosi per trovare una soluzione solida e concreta con il Pd», prosegue Maioriello cercando la compensazione politica con il partito di maggioranza. «Quando si sono fatte le multiutilty dei servizi pubblici in Emilia, non mi sembra che l'allora Vasco Errani fosse un personaggio iperliberista - chiosa invece Biffoni - vorrei quindi che su questo importante tema, quello dei servizi pubblici, si uscisse dal "talebanesimo" politico delle scelte confezionate, ma si cercasse di affrontare la soluzione migliore in modo concreto. Se ci fanno vedere che gli Hydrobond sono una buona fonte di finanziamento e funzionano, perché dire no? Ma non direi "no" neppure alle quotazione in borsa se, come da statuto della società, la decisioni sostanziali spettano sempre ai sindaci che ne fanno parte». Alessandro Formichella © RIPRODUZIONE RISERVATA.